La canzone dell'amore (1930)
Regia: Gennaro Righelli
Soggetto: opera
Sceneggiatura: Gennaro Righelli, Giorgio C. Simonelli Fotografia: Ubaldo Arata, Massimo Terzano Musica: Cesare A. Bixio, Armando Fragna Scene: Gastone Medin, Alfredo Montori Suono: Piero Cavazzuti, Vittorio Trentino, Giovanni Paris Montaggio: Gennaro Righelli Trucco: Franz Sala Produzione: Cines-Pittaluga, Vandal et Delac, Paris, Itala Film, Berlin Distribuzione: Anonima Pittaluga Durata: 94 minuti Colore: B/N Audio: sonoro Genere: sentimentale |
Interpreti:
Dria Paola: Lucia Isa Pola: Anna Elio Steiner: Enric Camillo Pilotto: Alberto Giordani, il padre Fulvio Testi: Giocondo Umberto Sacripante: amico di Enrico e Lucia Mercedes Brignone: governante Olga Capri: padrona di casa Nello Rocchi: Marietto detto Ninnì, bimbo di 14 mesi Emilia Vidali Franz Sala Amerigo Di Giorgio Renato Malavasi Ermete Tamberlani Nino Altieri Gino Mercuriali Geni Sadero Franco Cagnoni: bambino signora Annovazzi |
Nel gennaio del 1930 vennero eseguiti i primi esperimenti negli stabilimenti Cines di via Veio a Roma, non tutti riusciti. Leopoldo Rosi, tecnico del reparto sonoro Cines, ricorda «[...] si fecero le prime esperienze: la prima fu una ninna nanna di Spadaro,[...] gli operatori furono Arata, Terzano e Montuori. Non venne bene: gli operatori inquadrarono anche noi, c'era troppa luce entro le cabine di ripresa [...]».
Durante la lavorazione
In primavera iniziò la lavorazione di due film sonori: La piccola Butterfly, diretta da Gennaro Righelli, e Resurrectio, con la regia di Alessandro Blasetti. Nei primi giorni di luglio quest'ultimo era terminato, e sembrava imminente la sua presentazione al pubblico, invece il rodaggio de La piccola Butterfly, che nel frattempo aveva mutato il suo titolo in Il silenzio procedeva a rilento. L'ufficio stampa della Cines diede l'avvio, nella seconda settimana di luglio, alla campagna pubblicitaria per il lancio di Resurrectio, previsto per gli inizi dell'autunno, mentre Blasetti rilasciò interviste sul suo film dando per scontata la distribuzione imminente del lungometraggio. Poi, improvvisamente, il silenzio. Di Resurrectio non si sentì più parlare uscirà solo nella primavera del 1931), mentre inizia a decollare In silenzio, che ancora una volta muterà il suo nome, per intitolarsi, questa volta in via definitiva: La canzone dell'amore. Il 7 ottobre del 1930 al Supercinema di Roma il film venne presentato per la prima volta al pubblico che lo accolse con un prevedibile entusiasmo. Ebbe finalmente inizio la distribuzione del primo film sonoro nella storia della cinematografia italiana.
Non sono state mai del tutto chiarite le ragioni del provvisorio accantonamento di Resurrectio in favore di un film ancora da completare. Blasetti ebbe parole di elogio per La canzone dell'amore, quando venne presentata al pubblico, ma successivamente si chiuse in un silenzio quasi assoluto, sia nei confronti del film di Righelli che di Resurrectio. Un silenzio che si protrasse per ben cinquantasette anni, fino cioè alla morte del grande cineasta, avvenuta nel 1987.
Regia e cast
Il film è stato diretto da Gennaro Righelli, regista dalla personalità poliedrica, che aveva già all'attivo vari drammi popolari e garbate commedie sentimentali. Considerato un ottimo e scrupoloso artigiano, attento ai gusti del pubblico, venne preferito da Stefano Pittaluga, patron del gruppo Pittaluga - Cines, al più dotato ma ancora poco esperto Alessandro Blasetti, di quattordici anni più giovane, per il lancio sul mercato nazionale del primo film sonoro italiano.
Il cast è stato sapientemente selezionato dal produttore Pittaluga (coadiuvato da Gennaro Righelli) che attinse a piene mani nel vivaio delle giovani promesse del cinema italiano. Fra queste va segnalato il piemontese Elio Steiner, che aveva avuto modo di farsi conoscere pochi mesi prima nel film Assunta Spina, anche se in una parte non di primissimo piano, accanto alla fascinosa Rina De Liguoro, la «contessa» del cinema muto italiano. Lo affiancavano due fresche e vivaci ventunenni: Dria Paola ed Isa Pola, entrambe con pochi film all'attivo ma talentuose. Completavano il cast un gruppo di esperti comprimari: Camillo Pilotto, Olga Capri e Mercedes Brignone (sorella del regista Guido). Elio Steiner in particolare venne definitivamente lanciato da La canzone dell'amore imponendosi come uno fra i più celebri attori galanti italiani della prima metà degli anni trenta.
La bimba protagonista del film era in realtà un bimbo, da diretta testimonianza del protagonista, che all'epoca in cui fu girato il film aveva appena quaranta giorni.
Pubblico e popolarità
Film sentimentale dai risvolti patetici, La canzone dell'amore era diretto al pubblico italiano piccolo-borghese che forniva la base ed il sostegno del regime fascista del tempo. Il suo tono garbato e rassicurante, l'esaltazione di valori positivi di stampo cristiano e della virtù femminile suscitarono l'entusiasmo degli spettatori e decretarono il successo del film, uscito, pochi mesi più tardi, in due versioni estere: la prima in tedesco (Liebeslied, diretta da Constantin J. Davis), la seconda in francese (La Dernière berceuse, diretta da Jean Cassagne).
Il fortunato trinomio di amore, virtù ed evasione, colonna portante de La canzone dell'amore, venne in seguito riproposto in molte altre pellicole italiane di genere romantico-popolare prodotte agli inizi degli anni trenta. Fra queste un posto a parte meritano quelle dirette da registi di grande mestiere e perfetti conoscitori del proprio pubblico: da Guido Brignone ad Amleto Palermi, da Nunzio Malasomma a Mario Bonnard ed allo stesso Gennaro Righelli.
La canzone dell'amore si avvalse dell'opera del più celebre e prolifico compositore leggero italiano del tempo: Cesare Andrea Bixio, il cui apporto al successo di questo ed altri celebri lungometraggi di quegli anni fu determinante (basti pensare alla celeberrima canzone Parlami d'amore Mariù, composta per il film Gli uomini, che mascalzoni... di Mario Camerini).
Trama:
Roma. In un ristorante all'aperto un gruppo di giovani fa festa: il musicista Enrico ha composto una canzone per Lucia, sua fidanzata e compagna di conservatorio. Rientrata alla sua pensione, la ragazza riceve un telegramma dalla madre gravemente malata e corre al suo capezzale. Ma quando Lucia arriva nel paese dove vive la donna, questa è già morta. Con sorpresa, la giovane scopre che la madre, ormai vedova, ha avuto un figlio da una relazione illegittima. Lucia ritorna quindi a Roma con il bambino e, trovato lavoro, si dedica completamente a lui. Enrico, che crede che il piccolo sia figlio della ragazza, la lascia e parte per l'estero. Lucia, mentendo per proteggere la memoria della madre, non cerca di fermarlo. Dopo due anni, Enrico torna. Contemporaneamente, giunge in città il padre del bambino che, ormai ricco e vedovo, ha deciso di occuparsi del figlio. Un giorno, rientrata a casa, Lucia non trova il fratellino e capisce che il padre l'ha portato via. Disperata, lo chiama dalla terrazza. Mentre la ragazza sta per svenire, rischiando di cadere giù, arriva Enrico che, saputa la verità sul bambino e ancora innamorato di lei, la prende tra le braccia e la consola.
Durante la lavorazione
In primavera iniziò la lavorazione di due film sonori: La piccola Butterfly, diretta da Gennaro Righelli, e Resurrectio, con la regia di Alessandro Blasetti. Nei primi giorni di luglio quest'ultimo era terminato, e sembrava imminente la sua presentazione al pubblico, invece il rodaggio de La piccola Butterfly, che nel frattempo aveva mutato il suo titolo in Il silenzio procedeva a rilento. L'ufficio stampa della Cines diede l'avvio, nella seconda settimana di luglio, alla campagna pubblicitaria per il lancio di Resurrectio, previsto per gli inizi dell'autunno, mentre Blasetti rilasciò interviste sul suo film dando per scontata la distribuzione imminente del lungometraggio. Poi, improvvisamente, il silenzio. Di Resurrectio non si sentì più parlare uscirà solo nella primavera del 1931), mentre inizia a decollare In silenzio, che ancora una volta muterà il suo nome, per intitolarsi, questa volta in via definitiva: La canzone dell'amore. Il 7 ottobre del 1930 al Supercinema di Roma il film venne presentato per la prima volta al pubblico che lo accolse con un prevedibile entusiasmo. Ebbe finalmente inizio la distribuzione del primo film sonoro nella storia della cinematografia italiana.
Non sono state mai del tutto chiarite le ragioni del provvisorio accantonamento di Resurrectio in favore di un film ancora da completare. Blasetti ebbe parole di elogio per La canzone dell'amore, quando venne presentata al pubblico, ma successivamente si chiuse in un silenzio quasi assoluto, sia nei confronti del film di Righelli che di Resurrectio. Un silenzio che si protrasse per ben cinquantasette anni, fino cioè alla morte del grande cineasta, avvenuta nel 1987.
Regia e cast
Il film è stato diretto da Gennaro Righelli, regista dalla personalità poliedrica, che aveva già all'attivo vari drammi popolari e garbate commedie sentimentali. Considerato un ottimo e scrupoloso artigiano, attento ai gusti del pubblico, venne preferito da Stefano Pittaluga, patron del gruppo Pittaluga - Cines, al più dotato ma ancora poco esperto Alessandro Blasetti, di quattordici anni più giovane, per il lancio sul mercato nazionale del primo film sonoro italiano.
Il cast è stato sapientemente selezionato dal produttore Pittaluga (coadiuvato da Gennaro Righelli) che attinse a piene mani nel vivaio delle giovani promesse del cinema italiano. Fra queste va segnalato il piemontese Elio Steiner, che aveva avuto modo di farsi conoscere pochi mesi prima nel film Assunta Spina, anche se in una parte non di primissimo piano, accanto alla fascinosa Rina De Liguoro, la «contessa» del cinema muto italiano. Lo affiancavano due fresche e vivaci ventunenni: Dria Paola ed Isa Pola, entrambe con pochi film all'attivo ma talentuose. Completavano il cast un gruppo di esperti comprimari: Camillo Pilotto, Olga Capri e Mercedes Brignone (sorella del regista Guido). Elio Steiner in particolare venne definitivamente lanciato da La canzone dell'amore imponendosi come uno fra i più celebri attori galanti italiani della prima metà degli anni trenta.
La bimba protagonista del film era in realtà un bimbo, da diretta testimonianza del protagonista, che all'epoca in cui fu girato il film aveva appena quaranta giorni.
Pubblico e popolarità
Film sentimentale dai risvolti patetici, La canzone dell'amore era diretto al pubblico italiano piccolo-borghese che forniva la base ed il sostegno del regime fascista del tempo. Il suo tono garbato e rassicurante, l'esaltazione di valori positivi di stampo cristiano e della virtù femminile suscitarono l'entusiasmo degli spettatori e decretarono il successo del film, uscito, pochi mesi più tardi, in due versioni estere: la prima in tedesco (Liebeslied, diretta da Constantin J. Davis), la seconda in francese (La Dernière berceuse, diretta da Jean Cassagne).
Il fortunato trinomio di amore, virtù ed evasione, colonna portante de La canzone dell'amore, venne in seguito riproposto in molte altre pellicole italiane di genere romantico-popolare prodotte agli inizi degli anni trenta. Fra queste un posto a parte meritano quelle dirette da registi di grande mestiere e perfetti conoscitori del proprio pubblico: da Guido Brignone ad Amleto Palermi, da Nunzio Malasomma a Mario Bonnard ed allo stesso Gennaro Righelli.
La canzone dell'amore si avvalse dell'opera del più celebre e prolifico compositore leggero italiano del tempo: Cesare Andrea Bixio, il cui apporto al successo di questo ed altri celebri lungometraggi di quegli anni fu determinante (basti pensare alla celeberrima canzone Parlami d'amore Mariù, composta per il film Gli uomini, che mascalzoni... di Mario Camerini).
Trama:
Roma. In un ristorante all'aperto un gruppo di giovani fa festa: il musicista Enrico ha composto una canzone per Lucia, sua fidanzata e compagna di conservatorio. Rientrata alla sua pensione, la ragazza riceve un telegramma dalla madre gravemente malata e corre al suo capezzale. Ma quando Lucia arriva nel paese dove vive la donna, questa è già morta. Con sorpresa, la giovane scopre che la madre, ormai vedova, ha avuto un figlio da una relazione illegittima. Lucia ritorna quindi a Roma con il bambino e, trovato lavoro, si dedica completamente a lui. Enrico, che crede che il piccolo sia figlio della ragazza, la lascia e parte per l'estero. Lucia, mentendo per proteggere la memoria della madre, non cerca di fermarlo. Dopo due anni, Enrico torna. Contemporaneamente, giunge in città il padre del bambino che, ormai ricco e vedovo, ha deciso di occuparsi del figlio. Un giorno, rientrata a casa, Lucia non trova il fratellino e capisce che il padre l'ha portato via. Disperata, lo chiama dalla terrazza. Mentre la ragazza sta per svenire, rischiando di cadere giù, arriva Enrico che, saputa la verità sul bambino e ancora innamorato di lei, la prende tra le braccia e la consola.